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Nel 1001 Ottone III confermò il possedimento di Bosia ad Olderico, Marchese di Susa. Bosia venne successivamente occupata da Bonifacio, Marchese di Savona e quindi ceduta a Gugliemo I, Marchese di Ceva e Cortemilia. Tra il 1112 ed il 1118 Alba, Asti, Ivrea e Milanofacevno parte di una lega intercomunale per fronteggiare il dominio dell'Imperatore e dei suoi Marchesi, i quali cercarono di costituire delle alleanze con le città o di Alba o di Asti, così da poter assicurare e consolidare la loro permanenza nei territori a loro assoggettati. E' proprio in questo periodo che abbiamo il sorgere di diversi Comuni e tutto ciò destava preoccupazione alle città, poichè si stava verificando un grande deflusso dalle campagne alle città. Nel 1209, come molti paesi del circondario, tra cui Castino, Cortemilia, Torre Bormida, Bergolo, Torre Uzzone, Casteletto Uzzone, Perletto, Roccaverano, Pezzolo, Bosia venne ceduta al comune di Asti.
Nel 1313 passò in mano ai Savoia; Amedeo VIII nel 1426 ne investì Bartolomeo del Carretto, le cui due figlie ne portarono in dote una metà a Bonifacio di Valoerga e l'altra a Guido di Biandrate, conte di S. Giorgio. La prima parte, dopo essere stata posseduta da Giulio esare Balziano (1606) e da Bartolomeo Rabino (1628) ritornò ai Valperga e quindi ai Falletti di Cannalunga. La seconda parte passò per vendita nel 1676 ad Alessandro di Robbio e quindi a Giacomo Verri d'Alba.
L'anno più tragico fu il 1669 dove le popolazioni delle Langhe furono costrette alla fame ed alla pestilenza, tantochè l'allora Duca di Savoia ordinò l'acquisto di grano per saziare la popolazione.
Il 30 marzo 1679 (venerdì santo), per le infiltrazioni d'acqua dovute allo "sciglimento delle nevi cadute nell'inverno in smisurata quantità", in Bosia si mosse una frana nel pomeriggio che distrusse il Castello, le case del Capoluogo ed il Cimitero. Tradizione vuole che siano periti tutti gli abitanti, mentre un manoscritto inedito, basato su ricerche accurate in Archivi parrocchiali , sembra dimostrare che non vi furono vittime; a riprova, a Bosia si conserva un registro catastale del 1684 (quindi posteriore all'evento) in cui sono elencatii nomi degli 82 Particolari costituenti la Comunità.
Nel 1706 ci fu una fortissima grandinata che diminuì fortemente la produzione della vite e nel 1708 ci fu una terribile pestilenza del bestiame. el 1749 si verificò un'altra alluvione di grande intensità che colpi in linea diretta la valle Belbo. Dal 1796 al 1814 Bosia passò sotto la dominazione francese.
Il 16 maggio 1926, lungo il fondovalle, il Belbo asportò il ponte in legno e produsse profonde erosioni spondali in località Campetto.
In epoca fascista, nel 1928, il comune di Bosia fu aggregato a quello di Castino, ma riacquisto la propria autonomia nel 1947, in seguito al Decreto Legge del Capo Provvisorio dello Stato n. 509 del 22/11/1946 (pubblicato sulla G.U. n. 7 del 10/01/1947). Il 4 settembre 1948 lungo la strada Bosia - Lequio Berria, crollarono il ponte sul Rio Rostero e quello sul Belbo in località Bolla. Cedette inoltre il vecchio ponte lungo la S.S. 29 e buona parte del rilevato in località Campetto di Borgomale. Il 16 luglio 1951, presso Bosia, il Belbo aggirò il guado della strada per Lequio Berria in località Bolla. Il 2 novembre 1968 il Belbo esondò su circa 50 ettari ed asportò il ponte comunale.
Le condizioni di rischio per i fabbricati della valle Belbo derivano però in larga misura dall'attività fluviale: quelli distrutti o resi inagibili rientrano nell'ordine di parecchie decine, quelli soltanto lesionati o danneggiati in vario modo assommano a varie centinaia; per contro si annoverano poche decine di abitazioni, per lo più rurali, distrutte da frana, e altrettante sono quelle danneggiate.
Perdita rilevante per il patrimonio storico di Bosia e il Castello situato nell'allora località Bostero. Di piccole dimnesioni, con scopi prettamente avvistativie difensivi, questo Castello, come quello della vicina Cravanzana, costituiva certamente un dominio non poco rilevante dei Marchesi del Carretto in lotta con Casa Savoia per i possedimenti in Piemonte e Liguria.
Probabilmente questo castello era stato costruito proprio in quel punto per collegare in linea d'aria esso con i vicini castelli di Cortemilia Cravanzana, Lequio Berria, Borgomale ed altri che punteggiano come nuvole le verdi colline della Langa, che per la loro altezza sul livello de mare impedivano, da una parte all'altra, l'avvistamento del nemico.
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